BIMBI CON MONITRICE


Rivista "Risveglio Pentecostale" - Settembre 2007

Articolo tratto dalla Rivista 
"RISVEGLIO PENTECOSTALE" 
- Anno 2001 - N° 4







La Scuola Domenicale: un'Istituzione in declino?

L’età certificata si aggira intorno ai 250 anni e, come tutte le cose di certa età, dovrebbe risentire un po' del tempo trascorso. Per qualcuno potrebbe apparire come una reliquia del passato; nella migliore delle ipotesi, un pezzo d’antiquariato.

Eppure non sembra affatto così. L’interesse che suscita tra le nostre comunità quest’istituzione centenaria è ancora vivo e più che mai palpitante.

La diffusione di un sempre maggior numero di manuali, le richieste di materiale per altre classi (quelle dei giovani, per esempio), le varie iniziative locali e nazionali che raccolgono sempre più monitori e pastori intorno alla Parola di Dio, grazie ai Seminari e ai Convegni che si organizzano, certificano queste importanti verità: la Scuola Domenicale e più attiva che mai e non risente per niente degli anni che ha!

La Scuola Domenicale "spina dorsale"

Di fatto, essa costituisce la ”spina dorsale" di ogni comunità che fa delle Scritture il proprio punto di riferimento imprescindibile.

In molte comunità, in realtà, la Scuola Domenicale coinvolge sempre più i credenti rispetto a qualsiasi altra attività locale.

Ciò nonostante si rischia di perdere la corretta visione di tale servizio dai lineamenti decisamente spirituali.

Talvolta, infatti, viene ridotta ad una sorte di "parcheggio" per bambini indisciplinati o, per non essere del tutto disfattisti, ad una sezione della chiesa locale che sviluppa un programma d'insegnamento biblico attraverso degli incontri settimanali.

Ma questo sa davvero di muffa!


Allo stesso tempo è necessario precisare - per non essere fraintesi — che la Scuola Domenicale non è neppure il ritrovo di un gruppo particolare di credenti che le pensano allo stesso modo e che stanno insieme per sentire il monitore che dice loro qualcosa sulla Bibbia.

Cattedraticismo inutile!

Sicuramente, Scuola Domenicale vuol dire anche questo, magari letto in chiave genuinamente didattica.

Sappiamo, infatti, quanto sia importante sviluppare sempre meglio il processo d’insegnamento e di apprendimento, oltre che quello di un'opportuna comunione fraterna volta alla cura spirituale del singolo credente.

Riteniamo doveroso, però, fare una necessaria ed importante precisazione: rivolgersi, come nella maggior parte dei casi avviene, esclusivamente verso quanti sono già credenti rischia di far perdere — in un certo senso — la visione missionaria ed evangelistica per cui è stata fondata la Scuola Domenicale, in ottemperanza del grande mandato affidatoci da Gesù: andare, annunciare, ammaestrare
(cfr. Matteo 28:18-20).

Questo è, in effetti, l'elemento originario e peculiare per cui le Scuole della Domenica - almeno secondo la visione di John Wesley che sublimava quella già nobile e filantropica di Robert Raikes — continuano ad essere una vibrante realtà spirituale nell'ambito delle nostre chiese.

La Scuola Domenicale nella prospettiva del Regno

Alla luce dell’imperativo divino, che è quello di “cercare prima il Regno e la giustizia di Dio”, ogni monitore riveste il ruolo primario di annunciatore dell’Evangelo: potenza di Dio per ogni credente.

Talvolta, l’approccio di chi insegna è piuttosto blando nel merito e sminuisce l’elemento basilare dell’insegnamento cristiano stesso che è quello di annunciare la Grazia del Signore.

Ricordiamo che la priorità è quella di annunciare la salvezza in Cristo Gesù, il ravvedimento e la conversione.

Altre volte si specula sull'età dei fanciulli presenti nelle nostre classi, sui metodi da adottare, sul tipo di messaggio, etc. e,
inconsapevolmente, dimentichiamo che lo Spirito Santo è all’opera per toccare e trasformare i cuori dei fanciulli (che riteniamo troppo piccoli per essere salvati), degli adolescenti (che consideriamo troppo volubili e preda di facili ripensamenti), dei giovani (che vivono distratti da Facebook) e così via.

Porgiamo loro il pane della Parola:
«Poiché il pane di Dio é quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo» (Matteo 6:33), e lo Spirito Santo farà il resto.

La Scuola Domenicale quale fucina di spiritualità

All'evangelizzazione segue la formazione, più che l’informazione.

Oggi c'e una sorta di fissazione diffusa per quanto riguarda la conoscenza, la cultura, l’intellettualismo: siamo inondati di informazioni di ogni genere.

Il web ci rovescia addosso una mole di dati impressionanti su ogni disciplina, argomento, soggetto o genere di materia.

È un delirio generalizzato: tutti sanno tutto e sanno pure come farlo!

Il problema e se ciò che sanno sia la cosa giusta, fatta nel modo giusto e ispirata da motivi giusti.

Le implicazioni nel merito sono diverse perché il vero “sapere" si deve coniugare con il “sàpere" che i classici interpretavano in chiave di “sapore".

Infatti, la conoscenza che non si appaia con la coerenza e la testimonianza di vera spiritualità è arido cerebralismo, mentre il vero sapere significa “dare sapore" e ciò attiene, più che alle parole, alla testimonianza di una vita trasformata dalla grazia di Dio e forgiata dall’esperienza cristiana di chi sa arrendersi nelle mani del Sommo Vasaio ed essere saggiato nel crogiolo del Signore (cfr. Proverbi 17:3) che prova le reni e forma i cuori.

 

All’evangelizzazione segue imprescindibilmente la formazione

Questo è il senso del “fare discepoli”, i quali più che i concetti imparano l’arte e il carattere del proprio mentore.

La Scuola Domenicale, se non vogliamo che vada a male a causa del tempo che passa, deve mantenere vive - tra le altre - queste due priorità, perché si fa portavoce del messaggio intramontabile dell'Evangelo e strumento utile a veicolare quell'insegnamento biblico che non serve a incantare le menti ma a trasformare le vite.

La vera sapienza che caratterizza tale insegnamento è quella che incide, che lascia una traccia dentro e forma gli individui.

Questo processo non avviene nel trasmettere ciò che si sa o che si crede di sapere, ma soltanto insegnando quello che si è.

E se siamo discepoli noi stessi del Signore, allora avremo tutte le carte in regola.

Giorgio Botturi