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Articolo
tratto dalla Rivista
"RISVEGLIO
PENTECOSTALE"
- Anno 2001 - N° 4
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La Scuola
Domenicale: un'Istituzione in declino?
Letà certificata si
aggira intorno ai 250 anni e, come tutte le cose di certa
età, dovrebbe risentire un po' del tempo trascorso. Per
qualcuno potrebbe apparire come una reliquia del passato;
nella migliore delle ipotesi, un pezzo
dantiquariato.
Eppure non sembra
affatto così. Linteresse che suscita tra le
nostre comunità questistituzione centenaria è
ancora vivo e più che mai palpitante.
La
diffusione di un sempre maggior numero di manuali,
le richieste di materiale per altre classi (quelle
dei giovani, per esempio), le varie iniziative
locali e nazionali che raccolgono sempre più
monitori e pastori intorno alla Parola di Dio,
grazie ai Seminari e ai Convegni che si
organizzano, certificano queste importanti
verità: la
Scuola Domenicale e più attiva che mai e non
risente per niente degli anni che ha!
La Scuola
Domenicale "spina dorsale"
Di fatto, essa
costituisce la spina dorsale" di ogni
comunità che fa delle Scritture il proprio punto di
riferimento imprescindibile.
In molte comunità, in realtà,
la Scuola Domenicale coinvolge sempre più i credenti
rispetto a qualsiasi altra attività locale.
Ciò nonostante si rischia di perdere la corretta visione
di tale servizio dai lineamenti decisamente spirituali.
Talvolta,
infatti, viene ridotta ad una sorte di "parcheggio"
per bambini indisciplinati o, per non essere del
tutto disfattisti, ad una sezione della chiesa
locale che sviluppa un programma d'insegnamento
biblico attraverso degli incontri settimanali.
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Ma questo sa
davvero di muffa!
Allo
stesso tempo è necessario precisare - per non
essere fraintesi che la Scuola Domenicale
non è neppure il ritrovo di un gruppo
particolare di credenti che le pensano allo
stesso modo e che stanno insieme per sentire il
monitore che dice loro qualcosa sulla Bibbia.
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Cattedraticismo
inutile!
Sicuramente,
Scuola Domenicale vuol dire anche questo, magari
letto in chiave genuinamente didattica.
Sappiamo, infatti, quanto sia
importante sviluppare sempre meglio il processo
dinsegnamento e di apprendimento, oltre che quello
di un'opportuna comunione fraterna volta alla cura
spirituale del singolo credente.
Riteniamo doveroso, però, fare una necessaria ed
importante precisazione: rivolgersi, come nella maggior
parte dei casi avviene, esclusivamente verso quanti sono
già credenti rischia di far perdere in un certo
senso la visione missionaria ed evangelistica per
cui è stata fondata la Scuola Domenicale, in
ottemperanza del grande mandato affidatoci da Gesù:
andare, annunciare, ammaestrare (cfr. Matteo 28:18-20).
Questo è, in effetti, l'elemento originario e peculiare
per cui le Scuole della Domenica - almeno secondo la
visione di John Wesley che sublimava quella già nobile e
filantropica di Robert Raikes continuano ad essere
una vibrante realtà spirituale nell'ambito delle nostre
chiese.
La Scuola
Domenicale nella prospettiva del Regno
Alla luce
dellimperativo divino, che è quello di
cercare prima il Regno e la giustizia di
Dio, ogni monitore riveste il ruolo primario di
annunciatore dellEvangelo: potenza di Dio per
ogni credente.
Talvolta, lapproccio di
chi insegna è piuttosto blando nel merito e sminuisce
lelemento basilare dellinsegnamento cristiano
stesso che è quello di annunciare la Grazia del Signore.
Ricordiamo che la priorità è
quella di annunciare la salvezza in Cristo Gesù, il
ravvedimento e la conversione.
Altre volte si specula sull'età dei fanciulli presenti
nelle nostre classi, sui metodi da adottare, sul tipo di
messaggio, etc. e, inconsapevolmente,
dimentichiamo che lo Spirito Santo è allopera per
toccare e trasformare i cuori dei fanciulli (che
riteniamo troppo piccoli per essere salvati), degli adolescenti (che
consideriamo troppo volubili e preda di facili
ripensamenti), dei
giovani (che vivono distratti da
Facebook) e così via.
Porgiamo loro il pane della Parola: «Poiché
il pane di Dio é quello che scende dal cielo, e dà vita
al mondo» (Matteo 6:33), e lo
Spirito Santo farà il resto.
La Scuola
Domenicale quale fucina di spiritualità
All'evangelizzazione
segue la formazione, più che linformazione.
Oggi c'e una sorta di fissazione
diffusa per quanto riguarda la conoscenza, la cultura,
lintellettualismo: siamo inondati di informazioni
di ogni genere.
Il web ci rovescia addosso una mole di dati
impressionanti su ogni disciplina, argomento, soggetto o
genere di materia.
È un delirio generalizzato: tutti sanno tutto e sanno
pure come farlo!
Il problema e se ciò che sanno
sia la cosa giusta, fatta nel modo giusto e ispirata da
motivi giusti.
Le implicazioni nel merito sono
diverse perché il vero sapere" si deve
coniugare con il sàpere" che i classici
interpretavano in chiave di sapore".
Infatti,
la
conoscenza che non si
appaia con la
coerenza e la testimonianza di
vera spiritualità
è arido cerebralismo, mentre il vero sapere
significa dare sapore" e ciò attiene,
più che alle parole, alla testimonianza di
una vita trasformata dalla grazia di Dio e
forgiata dallesperienza cristiana di chi sa
arrendersi nelle mani del Sommo Vasaio
ed essere saggiato nel crogiolo del Signore (cfr. Proverbi 17:3) che
prova le reni e forma i cuori.
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Allevangelizzazione
segue imprescindibilmente la formazione
Questo è il senso
del fare discepoli, i quali più che i
concetti imparano larte e
il carattere del proprio mentore.
La Scuola Domenicale, se non
vogliamo che vada a male a causa del tempo che passa,
deve mantenere vive - tra le altre - queste due priorità,
perché si
fa portavoce del messaggio intramontabile dell'Evangelo e
strumento utile a veicolare quell'insegnamento biblico
che non serve a incantare le menti ma a trasformare le
vite.
La vera sapienza che caratterizza tale insegnamento è
quella che incide, che lascia una traccia dentro e forma
gli individui.
Questo
processo non avviene nel trasmettere ciò che si sa
o che si
crede di sapere, ma soltanto insegnando quello che
si è.
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E se siamo discepoli
noi stessi del Signore, allora avremo tutte le carte in
regola.
Giorgio Botturi
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